Storie di soldati

Un aviatore dimenticato: Arrigoni Bartolomeo Giovanni da Cavernago

di Rinaldo Monella, pubblicata il 06/03/2020 - versione PDF



Ritratto di Bartolomeo Giovanni Arrigoni.

“Asso dell’Aeronautica” ed “umile e dimenticato eroe dei cieli”: queste parole, riprese da un articolo apparso sull’Eco di Bergamo del 20 marzo 2009, definiscono con chiarezza la figura di questo soldato e di quanto sia sfumato, purtroppo, il suo ricordo.
Bartolomeo, anche se si faceva chiamare “Giovanni”, era nato il 30 gennaio 1890 nel castello di Cavernago, dove il padre faceva il fattore ed amministrava i beni del principe Giovannelli.
Effettuò il servizio di leva a Milano nell’8^ Reggimento Fanteria dall’1 dicembre 1908 al 30 novembre 1909, venendo congedato con il grado di Sergente.
Allo scoppio della guerra italo-turca fu richiamato alle armi nel 7^ Reggimento Fanteria ed il 2 dicembre 1911 si imbarcò a Napoli per la Libia, dove rimase fino al 6 maggio 1912.
Nuovamente congedato, venne però ulteriormente richiamato nel 1915, poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria. In un primo tempo fu assegnato all’Artiglieria come automobilista e motociclista, ma già in lui stava maturando il sogno di diventare aviatore, dopo che aveva visto i primi aerei da guerra combattere sui cieli della Libia.
Pertanto chiese, ed ottenne, il trasferimento nell’aviazione e, l’1 settembre 1916, ottenne il brevetto di pilota, dapprima sui velivoli “Bleriot XI” e, in seguito, sui caccia “Nieuport Ni. 11 Bebé”.



Giovanni in posa su un aereo Nieuport.

Assegnato alla 71^ Squadriglia, passò poi alla 72^ e, infine, alla 76^ nel settore di Gorizia.
Nel novembre del 1916 ebbe il suo primo combattimento aereo dove, praticamente, mise in fuga un’intera pattuglia di caccia austriaci.
Ottenne la sua prima vittoria sul cielo di Ranziano –Altopiano del Carso- dove, il 2 febbraio 1917, abbattè un caccia nemico.
Il 13 aprile dello stesso anno, in due separati scontri, colpì in pieno due caccia “Albatros” dell’aviazione austriaca e tre giorni dopo, il 16 aprile, abbattè un altro velivolo sul cielo di Ternova. Il 24 aprile seguente ottenne la sua quinta vittoria che, secondo la consuetudine dell’epoca, gli valse la qualifica di “Asso dell’aviazione”.
In tale circostanza abbattè un ricognitore austriaco sul fiume Vippacco; l’aereo riuscì ad atterrare nelle nostre retrovie e Giovanni fece altrettanto, scoprendo che il militare osservatore era quasi illeso, mentre il pilota era stato portato, in gravissime condizioni, in un vicino ospedale da campo.
Recatosi subito al capezzale del pilota morente, lo abbracciò cavallerescamente. L’austriaco gli chiese un grande favore e, cioè, di lanciare dal cielo, oltre le linee, alcune sue cose ed una lettera per la moglie e la figlioletta.
Il giorno dopo, sfidando il fuoco incrociato e volando a bassissima quota, lanciò il plico nei pressi di un edificio dove sapeva esservi un comando austriaco.
Sul cielo di Gorizia, il 23 maggio 1917, abbattè il sesto aereo. In quel periodo la “neonata” aviazione italiana venne dotata di nuovissimi caccia di produzione nazionale, denominati SVA dalle iniziali dei progettisti (Savoia e Verduzio) e del costruttore (Ansaldo).
Giovanni fu assegnato alla 1^ Sezione SVA della 75^ Squadriglia caccia.



Foto ricordo (Giovanni è il primo a sinistra) accanto ad un nuovissimo SVA (fonte:www.archiviostoricodalmolin.com – collezione Luigino Caliaro)

Il 20 novembre 1917, a bordo di uno dei primi SVA ed in missione di scorta a due ricognitori, venne abbattuto da una scarica di mitragliatrice e, con l’aereo in fiamme, riuscì ad atterrare su un campo avanzato presso Villaverla. Nell’urto contro il terreno fu sbalzato ad una ventina di metri di distanza, ma si salvò.
Mandato in licenza di convalescenza, fece di tutto per affrettare il rientro e, infatti, il 4 gennaio 1918 era di nuovo in servizio nella 71^ Squadriglia caccia, prendendo parte al bombardamento di Bolzano.
Poco più di un mese dopo, il 20 febbraio il comando supremo del nostro esercito decise di effettuare una rappresaglia su Innsbruck in risposta ad alcuni attacchi aerei austriaci su diverse città del Veneto.



Percorso del raid su Innsbruck.

Dall’aeroporto di Sovizzo, presso Vicenza, partirono quattro velivoli SVA, rispettivamente comandati dai piloti Natale Palli, Giorgio Orsini, Giulio Palma di Cesnola e Giovanni Arrigoni.
Effettuata l’azione, che ebbe un significativo successo essendo stati colpiti importanti bersagli come la stazione ferroviaria, i velivoli fecero rientro a Carpenedolo, presso Brescia.



A Sovizzo, poco prima della partenza per Innsbruck (fonte:www.archiviostoricodalmolin.com – collezione Luigino Caliaro)



La stazione ferroviaria di Innsbruck, appena colpita dalle bombe (fonte:www.archiviostoricodalmolin.com – collezione Luigino Caliaro)

Ma un drammatico epilogo attendeva questo giovane e coraggioso pilota. Il 4 agosto 1918, mentre sullo SVA 11850 era in ricognizione armata sul campo austriaco di Romagnano, nella Valle dell’Adige, venne affrontato da quattro caccia improvvisamente comparsi dalle nubi soprastanti, tutti appartenenti alla squadriglia austriaca FLICK 3-J.
Durante la cruenta lotta riuscì ad abbattere un velivolo (7^ vittoria) ma venne ripetutamente colpito e morì in volo.
L’aereo si abbattè al suolo presso Aldeno, in Val Lagarina, dove gli austriaci ne recuperarono il corpo e lo seppellirono con tutti gli onori militari.



L’ultima battaglia di Giovanni Arrigoni (da un disegno di Antonio Locatelli).

Il 6 novembre 1921 la sua salma e quelle di altri dodici caduti bergamaschi vennero traslate a Bergamo dove furono celebrati solenni funerali con una grandiosa cerimonia nella Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna. Un lunghissimo corteo accompagnò poi le tredici bare per le vie della città e fino al Cimitero Monumentale, da pochi anni ultimato.



Ricordo dei tredici caduti bergamaschi i cui funerali solenni vennero celebrati a Bergamo il 6 novembre 1921.



Cimitero Monumentale di Bergamo – il tempio dove riposano le ceneri di Bartolomeo Giovanni Arrigoni.



Questo è il suo medagliere (in alto l’elica simbolo degli Assi dell’aviazione):

Note:
- vedasi anche Luigino Caliaro: “Il raid su Innsbruck”, in “Scritto per voi” (www.archiviostoricodalmolin)
- un particolare ringraziamento va al dott. Stefano Aluisini dell’Archivio Storico Dal Molin per averci concesso l’autorizzazione alla pubblicazione di alcune immagini.