Chi siamo

Anna Maria Calegari e Rinaldo Monella, coppia di sposini da quarantacinque anni, sono approdati alla ricerca storica provenendo da tutt'altro tipo di ricerca.

All'inizio degli anni '70 all'ufficio postale di Covo, un paese della bassa bergamasca, arrivavano missive nientemeno che dalla NASA, indirizzate per l'appunto ad Anna e Rinaldo. Il postino le consegnava puntualmente nella cassetta delle lettere di una bella villetta sormontata da una cupola d'acciaio. Essa serviva a proteggere un telescopio da 60cm, realizzato con precisione meticolosa e rara maestria da Virgilio Marcon.

Il postino non poteva sapere che la sua puntualità era determinante per l'arrivo di una sonda spaziale su Giove! I due ricercatori, infatti, astrofili da anni, avevano accumulato tanta esperienza e considerazione, da collaborare persino con la NASA per una campagna di osservazioni del pianeta gigante. Come in tutte le coppie che durano, una chiara divisione dei compiti: Rinaldo di notte osservava, di giorno Anna riportava le osservazioni su schede perforate e le spediva alla NASA.

Ma questa è solo una goccia nel mare di attività che i due hanno svolto nel corso di cinque decenni. Hanno viaggiato su e giù per l'Italia ai congressi dell'Unione Astrofili Italiani, con al seguito le figlie ancora piccole. Hanno conosciuto da vicino i nomi più illustri dell'astronomia italiana: Paolo Maffei, Leonida Rosino, Piero Tempesti, Giuliano Romano, solo per citarne alcuni.
Con tanta passione, lavoro e determinazione hanno svolto ricerche sulle stelle variabili e sui quasar.

Forse il coronamento di tutte queste attività è stata la partecipazione all'avventura editoriale de l'astronomia, diretta da Margherita Hack e Corrado Lamberti. Questo faro nel panorama culturale italiano negli anni '80 e '90 fa brillare gli occhi a tutti quelli che hanno gustato la rivista e sono cresciuti con i suoi articoli.

Negli ultimi dieci anni, questi due viaggiatori dello spazio sono piano piano diventati viaggiatori nel tempo. La stessa tenacia e la capacità di lavorare concentrati per lunghi anni sono state impiegate per le ricerche storiche che hanno prodotto un primo volume sui “Combattenti Covesi”. L'accuratezza di questo lavoro è stata subito notata dall'amministrazione di Romano di Lombardia, la quale ha commissionato loro un'opera analoga ma di volume ben maggiore, culminata in due grandi volumi dal titolo “SOLDATI – storie di combattenti romanesi tra Ottocento e Novecento”.

Tutto il materiale raccolto per queste ricerche ha suggerito ad Anna e Rinaldo l'idea di un progetto più ambizioso: estendere le ricerche a tutta la bergamasca per offrire - da un lato - il giusto ricordo per chi ha sacrificato anni e vita e - dall'altro - per fornire ai contemporanei un filo che li ricolleghi alle loro stesse radici.

Ma se questo sito ha potuto vedere la luce, il merito va a Paolo Sirtoli, anch’egli astrofilo di rilievo (è l’ideatore del sito vialattea.net), ma soprattutto grande amico da tanti anni, che con grande competenza e pazienza ha fornito alla comunità bergamasca la possibilità di fruire di tutto il materiale raccolto.

Un particolare ringraziamento, infine, va ad un altro caro amico, Mirko Rossi, che ha creato il logo di questo sito.

Stefano Aluisini è ricercatore storico per passione, un’attività alla quale si è avvicinato trent’anni fa durante il servizio militare, nelle lunghe marce sui sentieri di montagna e incontrando le vestigia della Grande Guerra. Da quell’esperienza nacque il desiderio di rintracciare i propri maggiori scomparsi nel 1915-18 e delle cui sorti la famiglia, come quasi tutte, aveva solo poche tracce confuse.
Dopo oltre un decennio di ricerche è riuscito finalmente a ricostruire il tragico destino di alcuni di quei soldati, e di un prozio Alpino in particolare, soprattutto grazie alla lettera che il “Feldkurat” austro-ungarico spedì allora in Italia per comunicare il luogo di sepoltura di un soldato così coraggioso, e infatti per ben due volte decorato al valor militare. Dopo aver sperimentato quanta fatica e quanta fortuna servano per ritrovare i propri cari che combatterono nella Grande Guerra, decise così di riportare le loro storie in un libro, al quale ne seguirono diversi altri. Ma soprattutto, nell’affiancarsi alle nuove tecnologie e utilizzando le informazioni reperite da internet per adattarle ai propri siti web, spesso mette il frutto di tali ricerche a disposizione di quanti, come lui, si interrogano sui propri avi che un secolo fa sconfissero sul campo uno degli eserciti più potenti del mondo.
E quel giovane Alpino morto in uno degli assalti nel settore Ortigara quel luglio del 1916? Dopo essere stato sepolto tra i fucilieri sloveni del 17° “Kronprinz” nel loro cimitero a quasi duemila metri d’altezza, il suo corpo fu sì traslato al grande Sacrario del Leiten di Asiago, ma dietro la lapide con il suo nome, in realtà, ci sono le spoglie di un omonimo, la cui salma venne trasferita da Mestre perché non ve n’erano abbastanza per riempire le navate del Leiten medesimo. I resti del povero Alpino erano invece stati raccolti e confusi tra quelli dei suoi “nemici” di allora, insieme ai quali riposa nel Sacrario dietro una grande lapide con altri 3.000 ignoti, perfetto simbolo dell’inutilità della guerra.



13 marzo 2020

La nostra Anna è volata via

Ora è con i suoi "omasì", come chiamava affettuosamente e quasi da mamma, tutti i combattenti bergamaschi. Per questo e per onorarla nel migliore dei modi, Paolo ed io proseguiremo, anche se con un vuoto incolmabile, per far sì che il maggior numero possibile di omasì venga riportato alla luce e possa rimanere nel ricordo e nella memoria di tutti i bergamaschi.
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato e vorranno continuare a collaborare con noi inviandoci i loro preziosi contributi.

Rinaldo e Paolo